Della difficile arte di vestire i panni del principe azzurro ed essere impeccabili …

“… Tutti pensarono dietro ai cappelli,

lo sposo è impazzito oppure ha bevuto …”.

Francesco De Gregori

Abbiamo finora trascurato l’altra metà dell’evento: ovvero il co-protagonista, lo sposo. Resta appena un po’ defilato, come del resto – e fino a un certo punto – è giusto. Ma è bene non perderlo di vista. Nella  mia esperienza, oggigiorno i promessi sposi partecipano ad ogni singola fase dei preparativi, con molta pazienza e con molta diligenza. Ma anche con molto entusiasmo, oltre al fatto che – piccolo particolare – spesso restano le figure maschili a sostenere buona parte dell’onere economico …

 

Non c’è dubbio che per lo sposo, comunque, le cose siano decisamente più semplici, e il ventaglio di scelte tra le possibili opzioni è molto ma molto più limitato. L’abito maschile da matrimonio per eccellenza si chiama tight.

In inglese significa “attillato”,  proprio perché la giacca è avvitata. In Inghilterra lo chiamano morning suit, abito da mattina, e da ciò si capisce che il tight è indicato per tutti i matrimoni, tranne che per quelli che si svolgono di sera.

In lana grigia scura, antracite o nera, ha la classica giacca con le code arrotondate. Il pantalone è senza risvolto, la camicia deve essere rigorosamente bianca, in cotone liscia; i polsini sono doppi e chiusi, senza eccezione, con gemelli. Per evitare confusioni, i polsini sporgono dalla manica di circa due centimetri.

 

Con il tight bisogna sempre portare guanti di camoscio e cilindro (sono sicura, è superfluo precisare che vanno tenuti in mano …).

E per favore, non cadetemi sui dettagli. Calze sempre e solo nere o grigio scuro: non prendete iniziative. Siamo ovviamente e dichiaratamente nel campo della moda tradizionale inglese: le calzature sono stringate modello Oxford, opache nere. Le scarpe di vernice nera le lascerei perdere, e basta.

 

Altro dettaglio fondamentale, paragonabile all’attenzione data all’acconciatura della sposa. Parliamo della cravatta. Da prediligere è la cravatta a plastron (detta anche Ascot, è un tipo di cravatta sia maschile che femminile, adatta per occasioni particolarmente formali, da portare con tight o morning suit, con il tipico nodo fermato da una spilla) in seta.

I colori? Anche qui non prendete iniziative: avorio o grigia. Basta questo per dire che le righe regimental sono fuori. Nell’ abc dell’eleganza maschile un posto di riguardo va riservato alla boutunnière, vale a dire il fiore all’occhiello.

 

Particolare importantissimo. Avete mai pensato perché si dice “un fiore all’occhiello”, per indicare la perfezione e qualcosa che contraddistingue (a proposito segnalo il libro, semplicemente geniale, The Boutunnière Style in one’s lapel di Umberto Angeloni, vera autorità in materia)? Questo dovrebbe spiegare sufficientemente la sua importanza.

Di solito richiama il fiore-guida scelto dalla sposa per il bouquet  (e preferibilmente anche negli allestimenti). Può essere un bocciolo di rosa, una mini-calla recisa, una gardenia, fiore molto sensuale … Ma qui entriamo in un universo a parte, ne parleremo quando affronteremo il linguaggio dei fiori nel matrimonio.

 

A questo punto penserete che mi sia dimenticata del gilet. Ma non è così. E’ un accessorio che merita un po’ di attenzione a sé.

Per lo sposo, mentre la giacca è rigorosamente monopetto, il gilet può essere mono o doppio petto; il gilet estivo può essere di lino sottile color spago, con o senza revers, mentre quello invernale è in fustagno grigio. I testimoni potranno spaziare con la fantasia e indossare gilet colorati: tanto meglio se un determinato colore è stato prescelto come tema della festa.

 

Le calze? Meglio di seta con il tight, in filo di scozia con gli altri abiti. Già, perché nel caso in cui si ritenga troppo impegnativo, lo sposo starà benissimo con un tre pezzi classico – giacca, pantalone e gilet – blu non scuro ma scurissimo.

 

In ogni caso, per riassumere, il tight è insostituibile in cerimonie particolarmente solenni. Nel caso in cui lo sposo indossi questo abito, in tight saranno i padri degli sposi, i testimoni e i fratelli. Gli invitati non hanno obblighi particolari. Ma, ripeto, nelle cerimonie solenni è di solito questa la scelta condivisa da tutti gli ospiti maschi.

 

Tight o non tight, per il principe azzurro che accanto alla sua regina deve essere bello e impeccabile, i gemelli sono sempre d’oro bianco o platino. L’orologio è da scegliere tra modelli classici, cinturino di coccodrillo, non c’è dubbio: non mi pare ci possano essere alternative. Coccodrillo nero, non marrone, certo!

 

Il bianco per lo sposo? E’ ormai consentito, ma personalmente cerco di farlo dimenticare perché non lo ritengo accettabile. Se proprio vogliamo fare un’eccezione, può andar bene ad esempio se il matrimonio è celebrato in uno scenario marino suggestivo, come qualche angolo incantevole della Sicilia: abito in lino robusto e camicia di lino, e le regole canoniche, insieme alla cravatta, possono restare nel cassetto.

Al posto del cilindro, un panama (da calcare, tranne che in chiesa, in testa). In ogni caso: le regole esistono proprio per indicarci un percorso più che collaudato, uscirne comporta sempre dei rischi e bisogna saperlo fare. Scelta indicata solo  se si ha una naturale eleganza.

 

Mai e poi mai lo smoking: non è un abito da cerimonia, ma il più elegante degli abitanti informarli, va bene a capodanno, al teatro e perfino al casinò (ma penso sia superfluo ricordarlo).

 

Un ultimo accenno al migliore amico dello sposo. Ha un ruolo molto importante.  Per quel giorno, è una specie di angelo custode. Si deve occupare dello sposo.

Lo accompagna fino alla chiesa (non all’altare, ovviamente, perché per questo c’è la mamma), accorre con l’ombrello se piove, mette la boutonnière allo sposo e ai testimoni. In alcuni casi, e in alcune regioni, provvede lui e non i testimoni all’acquisto delle fedi.

 

E con questo siamo arrivati a toccare un altro momento decisivo, forse il centro del rito, gli anelli degli sposi: anche questo un qualcosa che affonda nella magia e nel significato più profondo dell’incontro tra un uomo e una donna. Meglio, tra una donna e il suo uomo, tra un uomo e la sua donna.

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